Mário de Sá-Carneiro (1890-1916)

Orfano di madre ad appena due anni e con un padre militare spesso  assente, il piccolo Mário riversò tutto l'affetto verso la nutrice, che  rappresenterà per sempre la figura nostalgica di un'infanzia perduta.  Durante l'adolescenza compì un viaggio "di formazione" e potè visitare  l'Italia, la Francia e la Svizzera. Negli anni del liceo Sá-Carneiro si  appassionò alla letteratura ed ebbe modo di conoscere lo scrittore  Fernando Pessoa. Terminati gli studi si iscrisse alla facoltà di legge di  Coimbra ma, dati gli scarsi risultati, si trasferì alla Sorbona di Parigi, città  straripante di fervore culturale. Sá-Carneiro si disinteressò ben presto degli  studi e cominciò a frequentare i  music-hall , i caffè del Quartiere Latino, i  teatrini e i circoli  bohémiens. Inviò a Pessoa una serie di lettere dalla  Ville  Lumière  in cui parlava del Futurismo e del Cubismo elogiando la civiltà  della meccanica e il cosmopolitalismo. Divenne cliente fisso dei caffè del  Boulevards des Italiens e di Place de l'Opéra e intanto scriveva i suoi primi  versi ironici, languidi e allucinati, dalla sensibilità esacerbata. Nel 1912  pubblicò  Principio ,  una raccolta di novelle e il dramma  Amicizia ,  ma iniziò a ghermirlo un soffocante "mal di vivere", era grasso, goffo, timido e solitario, profondamente a disagio nel  mondo in cui viveva. Nel 1913 pubblicò la poesia autobiografica  Dispersione , sullo smarrimento dell'essere. "Mi  convinco sempre più che non saprò resistere al temporale furioso, alla vita insomma, nella quale non avrò mai  un posto. Mi creda, mio caro Fernando, è inutile avere illusioni: io sto toccando la fine: una fine tutta drappi e  bandiere, ma pur sempre una fine", scrisse a Pessoa il 13 luglio 1914. Quell'anno compose  La confessione di  Lucio , romanzo incentrato sulla follia, sul suicidio e sulla perversione sessuale. La depressione si faceva sempre  più intensa, nacquero dissapori con il padre e con la matrigna, aumentarono le difficoltà finanziarie, Sá- Carneiro tuttavia continuò a restare nel confortevole Hôtel de Nice in rue Victor Massé. Frequentò una ragazza  di vita che faceva l' entraîneuse  in un cabaret. Nel 1915 fondò e diresse con Pessoa la rivista "Orpheus", ma se ne  allontanò quando apparvero attacchi contro personalità politiche. Si apprestava ormai a diventare uno dei  precursori del Modernismo portoghese, pubblicò  Cielo in fuoco , raccolta di racconti, e il poemetto  Manicure utilizzando slogan e caratteri grafici che derivavano dalle tecniche pubblicitarie. "Ho ricevuto la Sua lettera di  non so quale giorno ma non ho il cervello a posto. Una Follia distruttrice fischia su di me", scrisse a Pessoa il 18  febbraio 1916. Due mesi più tardi comunicò all'amico le sue intenzioni di suicidarsi gettandosi sotto il  métro ma questa morte non gli dovette sembrare adatta alla sua immagine di clown malinconico. Il 16 aprile 1916  invitò gli amici portoghesi nell'albergo dove alloggiava, ingerì un flacone di strincina e si lasciò morire nella  sua stanza a soli ventisei anni.

Arthur Rimbaud in un disegno di  Paul Verlaine (1872)
Arthur Rimbaud in un disegno di Paul Verlaine (1872)


Prima edizione di "Una Stagione all'Inferno" (1873). Ed. Poot & C.
Prima edizione di "Una Stagione all'Inferno" (1873). Ed. Poot & C.


Rimbaud diciassettenne ritratto da Henri-Fantin Latour (1872)
Rimbaud diciassettenne ritratto da Henri-Fantin Latour (1872)
R. alla prima comunione (1866)
R. alla prima comunione (1866)
Rimbaud in Africa (1883)
Rimbaud in Africa (1883)