Charles Baudelaire (1821-1867)

Nato dall'anziano Joseph-François, capo degli uffici amministrativi del Senato,  e dalla ventiseienne Caroline Dufays, a sei anni Baudelaire rimase orfano di  padre e ne fu traumatizzato a vita. Nel 1822 la madre sposò il maggiore  Aupick. Nel 1832 la famiglia si trasferì a Lione e Charles venne iscritto al  Collegio reale della città. Nel 1836 il padre fu richiamato a Parigi per un  incarico presso lo stato maggiore, il figlio continuò gli studi al collegio Louis-le- Grand ma venne espulso per indisciplina. Riuscì tuttavia a diplomarsi e  cominciò una collaborazione anonima col giornale satirico "Corsaire-Satan". In  questo periodo iniziò ad avere atteggiamenti ribelli, ad appassionarsi alla  letteratura e alla vita libera. Andò ad abitare da solo alla pensione Leveque- Bailly, ebbe una relazione con l'ebrea Sarah, detta Louchette, prostituta del  Quartiere Latino. Nel 1841 i genitori, preoccupati per il suo cambiamento,  riuscirono a a farlo imbarcare su una nave diretta a Calcutta nella speranza di  un ravvedimento. Circumnavigata l'Africa, Baudelaire soggiornò sull'isola  Maurizio, poi su quella della Riunione da dove, annoiato, fece ritornò in  Francia dopo dieci mesi di assenza.  Ormai maggiorenne, prese  possesso dell'eredità paterna e andò a vivere in un appartamento sull'isola di Saint-Luois con la mulatta Jeanne Duval, prostituta e  comparsa al teatro di Porte Saint-Antoine. Strinse amicizia con Nerval, Balzac, Gautier e Banville, e iniziò a  frequentare il "Club degli Assassini", gruppo di artisti fumatori d'haschish. Sperperò il patrimonio, contrasse forti  debiti con gli strozzini, lo famiglia decise di metterlo sotto tutela giudiziaria. Dal 1845 cominciò a pubblicare saggi di  critica estetica ( Salon ), una serie di prose che confluiranno nello  Spleen di Parigi , il racconto comico  La Fanfarlo  e le  prime poesie che costituiranno poi  I fiori del male . Il disagio esistenziale gli fece manifestare propositi suicidi. Nel 1847  instaurò una relazione con l'attrice Marie Daubrun. Nel 1848 partecipò alle sommosse rivoluzionarie, ma poco dopo  perse interesse per le barricate, cominciò a tradurre i racconti di Poe e a collaborare con riviste e giornali. I debiti  aumentavano, i rapporti con la famiglia si facevano più tesi. Baudelaire s'invaghì di Apollonia Sabatier, animatrice di  uno dei più noti salotti mondani dell'epoca. Nel 25 giugno 1857 pubblicò , opera geniale, considerata il  fondamento della poesia moderna: erano versi venati di profonda musicalità e di una incandescente sensualità,  aperta e dolorosa, era la purezza della poesia, era armonia, immaginazione lacerata dalla solitudine dell'artista e  adombrata da una provocatoria esaltazione di Satana. Il libro venne violentemente attaccato da "Le Figaro" e  sequestrato qualche giorno dopo con l'accusa di oscenità. Baudelaire disse al suo avvocato "Bisogna giudicarlo nel  suo insieme, solo così si può cogliere la sua terribile moralità". Ad agosto fu giudicato colpevole e condannato a  un'ammenda di 300 franchi e sei poesie, giudicate particolarmente scandalose, vennero soppresse dalla  pubblicazione. Hugo gli scrisse "I vostri  Fiori del male  risplendono e abbagliano come stelle". Le condizioni di salute  peggiorarono per via di una sifilide contratta in gioventù, Baudelaire fece ricorso all'etere e all'oppio. Nel 1860  I paradisi artificiali  in cui esaltava gli "stupefacenti come mezzi per la moltiplicazione dell'individualità".  Poco dopo propose inutilmente la sua candidatura all'Académie Française. Nel 1864, stanco dell'incompresione dei  connazionali e sconfortato, andò a Bruxelles e tenne conferenze dallo scarso successo al Cercle des Arts. Tornò in  Francia, pubblicò altre traduzioni di Poe. La situazione economica divenne catastrofica. In una nota al suicidio  scrisse: E' come vivere con qualcuno che non ha per voi che avversione. Tornò in Belgio, la malattia avanzava, gli  provocava vertigini, nausea. Nel marzo del 1866 cadde a terra nella chiesa di Saint Loup a Namur per un improvviso  attacco di paralisi ai polmoni con sintomi di afasia. A luglio la madre lo fece ricoverare presso una clinica di Parigi,  ma ormai aveva del tutto perso la parola e la paralisi lo attanagliava. Il 31 agosto 1867 morì dopo una lunga agonia a  soli 46 anni.

 

Arthur Rimbaud in un disegno di  Paul Verlaine (1872)
Arthur Rimbaud in un disegno di Paul Verlaine (1872)


Prima edizione di "Una Stagione all'Inferno" (1873). Ed. Poot & C.
Prima edizione di "Una Stagione all'Inferno" (1873). Ed. Poot & C.


Rimbaud diciassettenne ritratto da Henri-Fantin Latour (1872)
Rimbaud diciassettenne ritratto da Henri-Fantin Latour (1872)
R. alla prima comunione (1866)
R. alla prima comunione (1866)
Rimbaud in Africa (1883)
Rimbaud in Africa (1883)